martedì 16 ottobre 2018

Shadowrun: Hong Kong - Recensione


Terzo ed ultimo capitolo (almeno con questa formula) della serie, Shadowrun: Hong Kong ci riporta a correre tra le ombre nelle cupe atmosfere Cyberpunk del 2050.LO scenario si sposta dalla Europa all'estremo oriente, ma il gameplay old-school a turni e con dialoghi profondi non e' cambiato di un solo millimetro.

SR:OK e' uno dei tanti giochi che ho comprato (nel suo caso spinto dall'ottima esperienza avuta con i suoi due predecessori SR: Returns e SR: Dragonfall) per poi lasciarlo a prendere la polvere virtuale sullo scaffale del mio backlog, tanto che nel frattempo e' stata pubblicata una Extended Edition. E come spesso e' accaduto con tali giochi, dopo solo un paio di orette di partita mi sono amaramente pentito di averlo ignorato per così tanto tempo. Perché esattamente come nei precedenti capitoli, SH:HK e' un RPG old-school duro e puro con combattimenti a turni, tonnellate di dialoghi e un background alla D&D nel futuro solido ben realizzato.


La vicenda inizia con il nostro protagonista (che potremo creare e personalizzare a piacimento) che viene invitato dal Raymond Black, suo padre adottivo,  ad incontrarlo presso la città di Hong Kong, megalopoli controllata dalle mega-corporazioni, che qui sono il governo. Giunto al porto della città, si riunirà con il fratellastro Duncan, con il quale si dirigerà all'incontro con Raymond. Ma lungo la strada i due saranno attaccati dalle forze di polizia della città, che li accusa i essere dei pericolosi terroristi. Riusciti a fuggire alla morte grazie a IsObel e Gobbet, due mercenari incaricati da Raymond di proteggerli, Duncan ed il nostro eroe scopriranno che il padre e' stato ucciso da sicari ignoti. Per sfuggire alle attenzioni della polizia, i due decideranno di diventare shadowrunners e lavorare per la Triade in cambio di informazioni sull'assassinio di Raymond.

SR:HK mantiene sostanzialmente il medesimo gameplay già visto in SR: Returns e SR: Dragonfall, in qualità di shadowrunners il nostro protagonista e i suoi compagni si troveranno ad accettare ed eseguire "contratti" che riguardano attività (ben) poco pulite come eliminazione di soggetti o furto di dati e materiali. Il nostro "Fixer" ci farà avere i contratti via email e noi saremo liberi di portarli a termine nell'ordine che preferiamo.


Le "run" (in gergo le missioni legate ai contratti) costituiscono le main quest del gioco. Esistono anche delle missioni secondarie, (le quali pero' in genere sono inglobate all'interno di una missione principale) e companion quests per 3 dei 5 membri della nostra quadra (che potrà includere anche un Ghoul!). Il gioco e' strutturato in modo da permetterci di evitare o per lo meno limitare il numero degli scontri a fuoco durante le missioni, a patto di possedere le giuste caratteristiche e/o etichette sociali e di usarle durante dialoghi o l'interazione con l'ambiente.

In questo modo la linearità della storia e' compensata da un comparto ruolistico/decisionale decisamente profondo e versatile fatto per permetterci di specializzare il nostro personaggio in uno o due compiti diversi al massimo (uno dei consigli di gioco che appaiono durante le schermate di caricamento ricorda che proprio che "Jack of all trades, master of None", ovvero saper fare poco di tutto significa non essere esperto di nulla), senza la paura di "sbagliare" nell'assegnare i punti abilità ai vari passaggi di livello e trovarsi ad risolvere le varie  situazioni nel modo più complicato possibile. In tutti i casi, i nostri compagni sono li per aiutarci e colmare le nostre lacune: ad esempio nel mio caso non ho investito punti nel Decking (abilità necessaria per entrare nel cyberspazio) e demandato in toto tale compito a IsObel.


Dal lato opposto: il combattimento a turni basato su action points e con la possibilità di sfruttamento dell'ambiente circostante rende gli scontri divertenti e con un buon livello di sfida. L'IA nemica infatti non da tregua e sfrutta molto bene coperture, abilità ed equipaggiamento, rendendoci la vita decisamente dura, specie se ci limitiamo solo a sparare con le armi "normali" fucili e pistole: ricordiamoci che sebbene sia un gioco ad ambientazione cyberpunk, c'è la magia a disposizione.

SR:HK ha una grafica molto semplice: come i primi due capitoli della serie e' realizzato in 2.5D, con personaggi in 3D e fondali degli ambienti bidimensionali. I modelli tridimensionali e le loro texture non sono ad altissima risoluzione ma sono comunque  molto belli da vedere grazie ad uno stile molto pulito. Buone le animazioni ed il sonoro, che si limita alla sola musica in quanto il gioco non ha parlato. Peccato che gli sviluppatori non abbiano inserito la traduzione dei testi in Italiano, ma questa cosa può essere vista anche come una opportunità di migliorare la nostra personale conoscenza della lingua di Albione.


La conclusione questa volta la faccio breve: Shadowrun: Hong Kong e' un gran bel gioco. Che siate o meno fan della serie fateci una partita (o anche 2), ne vale assolutamente la "pena".

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