venerdì 18 giugno 2021

Dying Light: Hellraid - Recensione

 

 La storia videoludica insegna che resuscitare i progetti morti non e' mai una buona idea, e purtroppo per noi (e per me che l'ho atteso per anni), Dying Light: Hellraid non e' altro che l'ennesima conferma di questa fatale regola...

Nato originariamente come idea per un mod di Dead Island, Hellraid e' stato annunciato al mondo nell'oramai lontano 2013 da Techland come un gioco stand-alone che avrebbe portato il giocatore in un universo dark fantasy popolato da demoni e non morti.  In sostanza si sarebbe dovuto trattare di una sorta di Diablo in prima persona con le stesse meccaniche di gioco viste nel sopracitato Dead Island e Dying Light, unite ai classici elementi dei gioco di ruolo (incantesimi inclusi).

Lo sviluppo del gioco sembrava procedere in modo molto promettente: i vari video e immagini in game rilasciati da Techland mostravano un titolo dall'ampio respiro, con una buona varietà di ambientazioni (si andava dal classico dungeon a villaggi agresti in rovina), classi di personaggio, armi e nemici, con particolare enfasi dalla alle animazioni di questi ultimi, che dovevano riprodurre movimenti di combattimento in modo discretamente realistico.

Purtroppo pero' i lavori sono stati interrotti senza una spiegazione precisa nel 2015 ed il progetto e' rimasto on-hold fino al 2020, quando gli sviluppatori hanno finalmente rilasciato il tutto sotto forma di DLC di Dying Light. Lieto fine di uno sviluppo travagliato? Purtroppo no, perché quello che e' arrivato su i nostri PC e console non e' altro che una versione fortemente ridotta di quello che doveva essere il prodotto originale e dalla durata discretamente breve, giusto 2/3 ore in totale per giocarselo tutto dall'inizio alla fine.

Ma come si incastra il dark fantasy di Hellraid con il virus zombificante di Dying Light? Gli sviluppatori hanno risolto il problema (e come vedremo anche diversi altri) facendo comparire un inquietante cabinato arcade anni 80 nell'edificio che funge da base in quel di Harran: per giocare i contenuti del DLC non dovremo fare altro che avvicinarci ad esso, inserire la monetina e premere 1UP. 

Quindi in sostanza Hellraid e' un videogioco nel videogioco e come ogni buon cabinato e' soggetto a dei limiti molto severi: si hanno solo 3 vite e non si può' salvare la partita, di conseguenza dovremo giocarcelo tutto d'un fiato. Per fortuna bastano circa 2/3 orette per arrivare al finale partendo dall'inizio. Per rendere la cosa possibile gli sviluppatori hanno tirato via tutto il non necessario, lasciando una sola classe di personaggio e un unico dungeon, con buona pace della varietà' di livelli. 

La "storia" del pacchetto si può condensare in poche righe: saremo uno dei tanti avventurieri che entreranno  nella torre di Bhaal, un sinistro maniero pieno di non morti, attirato dalle ricchezze li celate. Il resto del gioco sono le medesime meccaniche di Dying Light con armi medioevali di varia qualità che tendono ad andare in pezzi molto velocemente. 

In se l'esperienza non sarebbe nemmeno malaccio visto che esplorare la torre facendo a pezzi zombi e scheletri guerrieri e divertente, ma purtroppo gli sviluppatori hanno puntato troppo spesso sulla endurance, ovvero bloccare il giocatore all'interno di grosse stanze e riempirle di non-morti ad ondate continue, nel chiaro intento di ucciderlo e azzerare le "vite" a disposizione. L'aver reso queste "prove di resistenza" un obbiettivo del gioco (non si prosegue senza) rende l'esperienza un po' ripetitiva anche considerando la breve durata.

C’è molto poca da dire sul lato tecnico del gioco: e' sostanzialmente lo stesso di Dying Ligth: il livello di dettaglio dei modelli e delle texture e' buono, cosi' come le animazioni dei nemici. Nella mia partita non ho riscontrato problemi di sorta e il gioco ha girato con u frame tate granitico.

Purtroppo questo Dying Light: Hellraind non e' altro che un pacchetto creato tagliando via un singolo livello di quello che avrebbe dovuto essere l'Hellraid originale. La cosa sta tutto sommato in piedi ma non vale i 10 euro del prezzo. L'amarezza nel confrontare quanto e' stato rilasciato con quello che era lo scopo originale del progetto e' enorme, peccato perché l'idea era grandiosa e avrebbe potuto venirne fuori qualcosa di epocale.

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